Unità Pastorale Maria Madre della Chiesa

Dal 2007 le parrocchie di Bagnolo in Piano, Pieve Rossa, S.Michele e S.Tommaso della Fossa sono state raccolte dal Vescovo Adriano in Unità Pastorale, guidate da un solo sacerdote. Dal 2018, su richiesta del Vescovo Massimo Camisasca, l’UP si è dotata, a seguito di una votazione aperta a tutti i parrocchiani, del nome di “Unità Pastorale Maria Madre della Chiesa”, in omaggio alla nuova festa mariana introdotta da Papa Francesco a marzo del 2018. La festività sarà festeggiata ogni anno il lunedì dopo pentecoste.

Centro dell’azione pastorale della Chiesa fino a pochi anni fa è stata la Parrocchia che, sotto la responsabilità del parroco, suo pastore, svolgeva la sua missione nella catechesi, nella liturgia e nella carità all’interno di un determinato territorio. Questa impostazione ha favorito una presenza capillare della Chiesa facendo del parroco una delle figure più presenti nella vita delle persone.

I repentini cambiamenti culturali e sociali e degli stili di vita, l’improvviso calo numerico dei sacerdoti e l’innalzamento costante della loro età media, la scarsità di vocazioni – presbiterali, religiose – hanno però messo fortemente in crisi questa impostazione, imponendo quasi alla Chiesa diocesana la ricerca di nuove strategie pastorali. L’Unità Pastorale si pone quindi come una prima risposta ad un quadro ecclesiale profondamente mutato, divenuto oggetto di studio e di analisi da parte dei Vescovi.

Il patrono: Maria Madre della Chiesa

 Da marzo 2018 entra nel Calendario romano la “festa” della beata Vergine Maria Madre della Chiesa. E, come stabilito da papa Francesco, la memoria liturgica sarà celebrata ogni anno in modo obbligatorio nel Lunedì dopo Pentecoste. È quanto si legge nel decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti che è stato reso noto questa mattina ma che porta la data dello scorso 11 febbraio, memoria della Madonna di Lourdes. A firmare il testo sono il cardinale prefetto Robert Sarah e l’arcivescovo Arthur Roche, segretario del dicastero vaticano.

L’ingresso di questa celebrazione nella preghiera liturgica della Chiesa «aiuterà a ricordare che la vita cristiana, per crescere, deve essere ancorata al mistero della Croce, all’oblazione di Cristo nel convito eucaristico, alla Vergine offerente, Madre del Redentore e dei redenti», spiega il decreto stesso. La memoria sarà inserita in tutti i calendari e libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore. E i testi in latino sono stati già allegati al documento, mentre le loro traduzioni spetteranno alle Conferenze episcopali nazionali. La memoria liturgica vale per il rito romano, quindi non per il rito ambrosiano ad esempio. Per questo 2018 la celebrazione cadrà lunedì 21 maggio.

Già nelle Litanie lauretane – per volontà di san Giovanni Paolo II nel 1980 – la Madonna è venerata come Madre della Chiesa. Era stato comunque il beato papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, a dichiarare la Vergine «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei pastori, che la chiamano Madre amantissima» e a stabilire che «l’intero popolo cristiano rendesse sempre più onore alla Madre di Dio con questo soavissimo nome». In occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione, nel 1975, la Santa Sede propose una Messa votiva in onore della Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale romano. Ma ciò non era parte delle memorie del Calendario liturgico. E ancora nel 1986, sempre durante il pontificato di papa Wojtyla, vennero pubblicati altri formulari nella raccolta di Messe della beata Vergine Maria. Ed è accaduto anche che ad alcune nazioni (come Polonia e Argentina), diocesi e famiglie religiose che ne facevano richiesta fosse concessa la possibilità di aggiungere questa celebrazione nel loro Calendario particolare. Adesso la celebrazione di Maria Madre della Chiesa diventa universale per tutta la Chiesa di rito romano e obbligatoria. La decisione vuole promuovere una «devozione» che può «favorire la crescita del senso materno della Chiesa nei pastori, nei religiosi e nei fedeli, come anche della genuina pietà mariana», chiarisce il decreto.

Il titolo di Maria Madre della Chiesa ha radici profonde. Il fatto che la Vergine Maria sia Madre di Cristo e insieme Madre della Chiesa era già in qualche modo presente nel sentire ecclesiale a partire dalle parole “profetiche” di sant’Agostino e di san Leone Magno. Il primo, infatti, dice che Maria è madre delle membra di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla rinascita dei fedeli nella Chiesa; l’altro poi, quando evidenzia che la nascita del Capo è anche la nascita del Corpo, indica che Maria è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa. Riflessioni teologiche scaturite dalla pagina del Vangelo di Giovanni (Gv 19, 25) in cui si narra che Maria stava ai piedi della Croce. E Cristo le affidò il discepolo prediletto, Giovanni, dicendo: “Donna, ecco tuo figlio!”. E poi: “Ecco tua madre!”. La Madonna – sottolinea il decreto – «accettò il testamento di amore del Figlio suo ed accolse tutti gli uomini, impersonati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina, divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. A sua volta, nel discepolo amato, Cristo elesse tutti i discepoli come vicari del suo amore verso la Madre, affidandola loro affinché con affetto filiale la accogliessero».

Già nel Cenacolo Maria ha iniziato la propria missione materna pregando con gli Apostoli in attesa della venuta dello Spirito Santo. E la scelta della memoria liturgica nel Lunedì dopo Pentecoste è legata proprio a questa presenza della Vergine nel Cenacolo. Nel corso dei secoli – aggiunge il documento del dicastero vaticano – «la pietà cristiana ha onorato Maria con i titoli, in qualche modo equivalenti, di Madre dei discepoli, dei fedeli, dei credenti, di tutti coloro che rinascono in Cristo e anche di “Madre della Chiesa”, come appare in testi di autori spirituali e pure del magistero di Benedetto XIV e Leone XIII».